
Bologna, 27 gennaio 2017 – Saranno diffusi entro la fine del 2017 i dati relativi al programma di ricerca condotto dall’Istituto Ramazzini sulle radiazioni a radiofrequenza (RFR), in uso nel sistema di comunicazione della telefonia cellulare (Gsm). Se i dati del Ramazzini dovessero confermare quelli pubblicati a maggio scorso dal National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) degli USA, che rilevava un aumento di tumori del cervello e di rari tumori del cuore nei ratti esposti a queste onde, le agenzie regolatorie dovrebbero prendere in seria considerazione provvedimenti restrittivi sull’esposizione alle onde della telefonia mobile.” E’ l’annuncio fatto da Fiorella Belpoggi, direttrice dell’Area Ricerca dell’Istituto Ramazzini, nella relazione che ha tenuto al forum di esperti convocato dall’Israel Institute for Advanced Studies (IIAS) all’Università “Edmond J. Safra” di Gerusalemme.
“Già negli anni ‘80 – spiega Fiorella Belpoggi – alcuni studi epidemiologici, sia negli Stati Uniti che in Europa, hanno messo in evidenza un aumento di rischio di ammalarsi di linfoma e leucemie nei bambini esposti a campi magnetici generati dal flusso della corrente elettrica (CEMBF). Sulla base di questi studi l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC), settore della OMS dedicato al cancro, ha classificato i campi magnetici dell’elettricità come possibili cancerogeni (classe 2 B). Non esistevano infatti sufficienti risultati sperimentali su animali di laboratorio per classificare i CEMBF come probabili cancerogeni (2A). Altrettanto avveniva nei primi anni 2000 a proposito dei campi generati dalla telefonia mobile, per i quali è stato però messo in evidenza nell’uomo un aumento nei forti utilizzatori da almeno dieci anni, di tumori del cervello e dei nervi cranici. Per la mancanza di dati sperimentali, seppure l’evidenza epidemiologica fosse sufficiente, i campi RFR sono stati classificati come possibili cancerogeni (2 B). Per chiarire l’effettivo pericolo correlato ad esposizioni a campi magnetici di qualsiasi natura, sia il National Institute of Environmental Health Sciences degli USA sia l’Istituto Ramazzini di Bologna hanno dato via ad un programma di studi sperimentali su queste onde, somministrate da sole o in combinazione con agenti chimici o fisici a dosi considerate sicure”.
Nel convegno di Gerusalemme sono stati presentati i primi risultati di questi progetti. “Innanzitutto – prosegue Belpoggi – è stato comunicato che i CEMBF generati dalla corrente elettrica, somministrati da soli sembrano non costituire un aumento di rischio per i tumori. Quando però gli stessi vengono associati alla contemporanea somministrazione di un agente chimico o fisico, si ottiene un effetto sinergico e un aumento dell’incidenza di alcuni tumori maligni. Questi risultati impongono una urgente revisione della classificazione IARC, in quanto la situazione di possibile sinergia fra miscele di composti/agenti è la situazione in cui si trova la popolazione generale. Per quanto riguarda i campi RFR della telefonia mobile, a maggio scorso il NIEHS ha pubblicato i primi dati sull’aumento di tumori del cervello e di rari tumori del cuore nei ratti esposti. E’ stata anche notata una diminuzione del peso dei neonati partoriti da mamme esposte a RFR. Questo risultato è stato confermato anche dallo studio dell’Istituto Ramazzini, mentre la valutazione dei tumori del cervello e del cuore è ancora in corso e si conta di raccogliere entro l’anno i fondi necessari per concludere lo studio e pubblicare i dati. Nel frattempo raccomandiamo la massima precauzione nei bambini e nelle donne in gravidanza”.
Il Forum di esperti internazionali riunitosi a Gerusalemme pubblicherà a breve una serie di raccomandazioni e di consigli correlati ad un uso responsabile del telefonino e del Wi-Fi, per evitare che a partire dalla nascita le nuove generazioni si trovino esposte quotidianamente e senza necessità a onde elettromagnetiche per le quali esistono già innumerevoli studi che ne mettono in evidenza il pericolo. Non si tratta di abolire una tecnologia che per molti aspetti è irrinunciabile, ma di rendere le tecnologie più sicure e nel contempo di educare i cittadini ad un utilizzo più sicuro. L’Istituto Ramazzini è portavoce del Forum di Gerusalemme in Italia e già nei prossimi mesi inizierà una campagna di educazione nelle scuole e di informazione sul territorio.
L’Istituto Ramazzini ha lanciato una campagna di raccolta fondi per concludere lo studio attraverso la NGO Environmental Health Trust; hanno finora contribuito a coprire i circa 10 milioni di Euro per questo studio i Soci dell’Istituto Ramazzini, l’ARPA della Regione Emilia Romagna, il Ministero della Salute, L’Inail, le Fondazioni bancarie del Monte di Bologna e Ravenna e della Cassa di Risparmio di Bologna, oltre che donazioni liberali di cittadini e filantropi, fra le quali l’associazione inglese Children with Cancer e Environmental Health Trust.
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